27 gennaio 2015

Giorno della Memoria - Per non dimenticare, ma forse dovremmo imparare


Stamani non sapevo nemmeno io cosa scrivere. Per me questo è un giorno importante perché settanta anni fa veniva liberato anche mio nonno, e così molti vostri nonni o parenti.

Poi, su facebook ho trovato questo post:

"Ah oggi è la giornata della memoria? 
Cazzo, quasi mi dimenticavo...ma sai, tra negazionisti, nationalisti, razzisti cattolici, sostenitori della sindrome del gay, Terroristi, religioni...Minchia è come se non fosse ancora successo! Capiscimi!"


Possiamo negarlo? Abbiamo davvero imparato qualcosa? Per molti sembra di no.

Mi capita spesso, troppo spesso, di sentire qualcuno dire "Ci vorrebbe Hitler" ma ti rendi conto dell'abominio che stai pronunciando? Forse no! Almeno lo spero. Ma in questo caso non ci sono giustificazioni, per me, nemmeno l'ignoranza.
Noi abbiamo l'obbligo morale di ricordare ma soprattutto di imparare da quel passato che non è così lontano come possiamo sperare. In ognuna delle nostre famiglie c'è ancora almeno un testimone vivente di quegli anni di pura oscurità. Dobbiamo portare dentro di noi quelle testimonianze e farle vivere per chi verrà dopo e leggerà solo una pagina sul libro di storia.
Parliamo di odio, ascoltiamo l'odio, accogliamo l'odio e non vogliamo vedere, sentire o conoscere il male o l'atrocità che in questo preciso istante vive in molti paesi del mondo, in quei paesi, così lontani da noi da averli dimenticati.
E nelle nostre case?
Forse pensiamo che l'Olocausto sia uscito così, per magia, nel giro di un giorno. Non è così. Ci sono voluti anni di politica dell'odio. Questo seme ha preso forma così lentamente da essere considerato da molti una follia momentanea, qualcosa che si sarebbe estinto nel battito di una farfalla. Che errore. Che errore tremendo.
E oggi? Quanti oggi danno la colpa dei mali della terra a un'etnia? A una religione? A un paese? All'orientamento sessuale?

Nelle nostre amicizie c'è almeno una di queste figure.
Immaginate per un attimo che questo odio cresca come crebbe l'odio per gli ebrei (che non erano soli, c'era l'odio per i comunisti, per gli omosessuali, per chiunque non la pensasse come i "tanti"). Immaginate che un giorno, questi vostri amici vengano portati via, umiliati, mutilati, picchiati, uccisi come bestie al macello, e con meno riguardo.
Immaginate la guerra, che molti rincorrono come una soluzione. Immaginate che questa guerra duri anni. Immaginate di dover nascondere vostro fratello o vostro figlio. Immaginate di non poter usare tutta la nostra tecnologia per sapere se sono vivi.
Immaginate di vedere la camicia bianca del vostro vicino tingersi del suo sangue "impuro".
Queste cose non le ho inventate. Fanno parte dei ricordi. Mia nonna Mafalda ricorda ancora la stazione di Milano bombardata mentre con la mia bisnonna Zobeide si recava nelle campagne mantovane a nascondere mio zio che presto sarebbe stato chiamato al fronte, ed era solo un adolescente.
Ricorda il buio della notte e il rumore di quell'aereo che sorvolava  la mia città portando paura e morte. Ricorda le incursioni notturne alla ricerca di mio zio, il disertore. Ricorda il sangue.

Immaginate se la vostra città venisse bombardata. Non ci sarebbero rifugi o cantine a salvarvi, perché la tecnologia ha cambiato anche il volto della morte.

Non dobbiamo solo ricordare, dobbiamo aprire gli occhi e vegliare, e capire, e imparare.

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